Presento qui uno studio del 2018 sulle distrazioni nel buddhismo e nella scienza, analizzando il perdersi nei pensieri e i pensieri disturbanti, in inglese chiamati “mind wandering” e “perseverate cognition“. Riprendendo la presentazione dall’introduzione:
Siamo in automobile, stiamo andando al lavoro seguendo la strada che facciamo tutti i giorni. Sebbene sia una bella giornata, il panorama è sempre il solito e così iniziamo a pensare a come sia noioso guidare, e come lo sia anche di più il nostro lavoro, che avremmo fatto bene ad accettare quell’offerta all’estero, ma chissà se i nostri figli sarebbero stati contenti… Ah, i figli! Staranno studiando? In quel momento riportiamo l’attenzione sulla strada e ci troviamo molti chilometri dall’ultimo luogo di cui abbiamo ricordo… come avremo fatto ad arrivarci?
Oppure, può essere fonte di avventure domestiche, andando in cucina, aprendo un’anta e sentendo l’odore della cannella, una spezia molto usata in Tunisia, e chiedendosi da quanto tempo non ci si va, e l’attimo dopo trovarsi al computer a comprare un biglietto aereo!
La nostra mente non si accontenta di rimanere legata alle attività che stiamo facendo, al luogo e al momento in cui ci troviamo, per cui sovente si “scollega” generando pensieri in libertà, spesso in lunghe catene e spesso riducendo l’attenzione a ciò che stiamo facendo. Ci si può quindi ragionevolmente porre delle domande: Quanto la mente è finalizzata all’esecuzione di compiti? Quanto lo è lo strumento che permette la pianificazione di azioni che verranno poi eseguite dal nostro corpo? E, in ultima analisi, quanto la mente è “nostra”, ovvero nostro strumento e nostra fonte di identità? È salutare lasciare la mente in libertà?
Lo studio parte dalle ricerche della neuroscienza e della psicologia per approfondire in modo particolare la visione buddhista delle distrazioni e sulle proliferazioni mentali, in lingua Pāli chiamate papañca.
Guardati dal pensiero tortuoso
Dhammapada, 233
e fai attenzione a tutto quello che pensi.
Rinuncia al pensiero indisciplinato
e coltiva ciò che è salutare.
Sono analizzati diversi sutta, tra cui il Madhupindika Sutta – il buon boccone di miele, MN 18, il Dvedhavitakka Sutta – due specie di pensiero, MN 19, il Vitakkasanthana Sutta – la rimozione dei pensieri distraenti, MN 20, il Sakka-pañha Sutta – le domande di Sakka, DN 21e numerosi altri.
L’obiettivo è quello di fornire una mappa di tutti gli aspetti collegati alle distrazioni e alle proliferazioni, per capirne più profondamente l’impatto verso le azioni non salutari e sulla pratica quotidiana.

Vivere soprappensiero – le distrazioni nel buddhismo e nella scienza
Lo studio, di circa 100 pagine, è scaricabile da questa pagina.