Provo a elencare alcuni dei racconti che più mi piacciono e mi sono congeniali; è un’opera non facile, perché mi piace leggere cose diverse, quindi in alcuni casi sono soltanto campioni di una certa tipologia.
I migliori racconti che siano mai stati scritti sono quelli di Yasunari Kawabata, “Racconti in palma di mano”. Il premio Nobel giapponese mette a frutto tutto il background Zen per scrivere testi molto corti ma che arrivano incredibilmente a fondo.

Anche Haruki Murakami ha scritto dei bei racconti, come nelle collezioni “I salici ciechi e la donna addormentata“, “Tutti i figli di Dio danzano” ed altri. In alcuni casi la sua fantasia lo porta in luoghi alquanto bizzarri, ma sono sempre racconti che lasciano molto.

A questo punto come non citare anche Banana Yoshimoto? Ha uno stile fresco, pieno di magia e delicatezza. Una bella raccolta è “Ricordi di un vicolo cieco”, un’altra “Sonno profondo”, ma c’è da leggere per molto.

Cambiando zona del mondo, i “Racconti brevi e straordinari” di Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares sono un esempio eccellente di fantasia al potere, con i piedi immersi nella letteratura e mitologia mondiale e la testa nella più beata creatività.

Andando al freddo del Canada, ci sono i racconti di Alice Munro, che le sono valsi il premio Nobel. In genere piuttosto lunghi, per lo più alquanto complessi, si fa spesso fatica a capire cosa stia succedendo e talvolta anche come è andato a finire il racconto, ma è durante la lettura che succedono cose – anche difficili, il resto conta meno. Si può iniziare con “Nemico, amico, amante…” o “Uscirne vivi”. “Una cosa che volevo dirti da un po’” richiede più pazienza.

Altro autore che richiede tanta pazienza e lentezza nella lettura è Javier Marías, che immagino che presto sarà un altro premio Nobel. Imperdibile “Tutti i racconti”.

Storie bellissime sono quelle dei “Jataka, le vite anteriori del Buddha”. Sono storie per lo più apocrife che raccontano il Buddha a venire in alcune delle sue vite precedenti. Sono storie semplici, ma sempre particolarmente ricche di narrativa ed efficace comunicazione.

Come non includere in un elenco di bei racconti quelli di Ernst Hemingway, come “I quarantanove racconti” e con il capolavoro assoluto de “Le nevi del Kilimangiaro”.

E poi i “Sessanta racconti” di Dino Buzzati, di cui sembra quasi che si sia persa memoria…

e i racconti di Kafka, scritti talmente bene che talvolta fa male leggerli.

Fuori serie, nel senso che è un po’ lontano dal mio genere, ma lo apprezzo ugualmente, è Raimond Carver, in particolare “Cattedrale”.

Concludo con una scrittrice “bonus”, Jhumpa Lahiri, che scrive racconti malinconici, pieni di colori e sapori, con una grande tecnica, come ad esempio “L’interprete dei malanni”. Statunitense di origine indiana, ha vissuto anche in Italia e scrive anche in Italiano.

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