Riflessioni sulla rabbia

Ep. 104 Riflessioni di Dharma sulla rabbia

Riflessioni di Dharma sulla rabbia, una delle emozioni disturbanti che ci pone ostacoli nella vita spirituale e in quella di tutti i giorni

Queste riflessioni di Dharma sulla rabbia seguono la meditazione sullo stesso tema.

La rabbia, in lingua Pāli vyāpāda, è considerata il secondo dei Cinque Impedimenti, gli ostacoli alla vita spirituale, i nīvaraṇa, inseme al desiderio di piaceri sensoriali – kāmacchanda, sonnolenza e torpore – thīna-middha, irrequietezza e rimorso – uddhacca-kukkucca e bubbio scettico – vicikicchā. (numerosi di questi elenchi sono disponibili sulla pagina “Elenchi del Buddha” del sito Saddha.it).

Definita come il desiderio di punire, ferire o distruggere, può essere rivolto ad una persona ma anche ad una situazione ed ha la caratteristica di nutrirsi della propria energia: quando ci lasciamo avvolgere dalla rabbia, questa ci seduce e continuiamo ad aggiungere pensieri ed emozioni che la rendono ancora più forte; perdiamo così la capacità di giudicare la persona, la situazione, in modo equo, ma vediamo soltanto gli aspetti negativi. Tutto il male diventa esterno, non ci rendiamo più conto che il luogo dove la rabbia dimora è proprio la nostra mente, che è un’emozione che si è sviluppata là.

E’ quello che succede al personaggio dei fumetti Hulk: un professore e scienziato che a causa di radiazioni quando si arrabbia si trasforma e diventa una specie di mostro verde, una furia irrazionale che farà azioni che il professore, tornato alla sua personalità, dovrà sopportare con sensi di colpa per tutti i dolori arrecati.

La rabbia può anche essere rivolta verso noi stessi, con il senso di colpa così abituale in molti di noi occidentali.

Come ci ricorda Ajahn Brahmavamso:

Il Buddha paragonava la cattiva volontà, la rabbia, all’essere malato. Come la malattia nega la libertà e la felicità della salute, così la cattiva volontà e la rabbia negano la libertà e la felicità della pace.

Ajahn Brahmavamso, “The Five Hindrances

E’ lenita e curata dalla pratica della gentilezza amorevole, portando la calma al posto della furia, la gentilezza al posto del fronteggiarsi.

Per conoscere la rabbia dobbiamo innanzi tutto comprendere che è uno stato mentale e, come tale, vive nella nostra mente e non nella persona o nella situazione con cui ci stiamo arrabbiando, fossimo anche noi stessi. Questo fa tutta la differenza del mondo, lasciandoci la responsabilità di accudire alla nostra mente, come accudiremmo una pianta che cresce:

E’ importante sapere cosa sta facendo la mente. Se nasce la rabbia [ci possiamo chiedere]: la mente si sente arrabbiata? Pensa alla rabbia? O è consapevole della rabbia? La differenza tra questi stati è la differenza tra essere assorbiti e impigliati nella sensazione dell’esperienza, essere catturati nella storia onirica dell’esperienza, e chiaramente osservare e comprendere la natura sia della rabbia che della consapevolezza.

[…]

La nostra pratica è di essere consapevoli e osservare tutte le attività della mente come accadono. Come Sayadaw U Tejaniya riconosce, “La mente non è tua, ma tu ne sei responsabile”, e ci dice, “Non sentirti disturbato dalla mente pensante. Non stai praticando per prevenire il pensiero, ma piuttosto per riconoscere e riconoscere il pensiero ogni volta che sorge.”

Steve Armstrong, “Got Attitude?“, Tricycle

E’ importante capire come la rabbia non si manifesti di punto in bianco, ma sia parte di un processo che ha dato luogo alle condizioni che permettono alla rabbia di manifestarsi. Riconoscere questo processo ci permette di evitare di continuare a vivere in continuazione gli stessi schemi per cui quando succede una certa cosa quasi inevitabilmente ci arrabbiamo.

Saggezza è riconoscere questi schemi, che sono nostri specifici, frutto delle nostre azioni, il karma. Potremo così evitare di lasciarci andare alla rabbia spegnendo il fuoco ancora prima che si manifesti.

Sarà la consapevolezza a permetterci di riconoscere sia i segni di questi condizioni che l’eventuale rabbia che si manifesti. Non ci sarà bisogno di far finta di nulla, di reprimerla o di lasciarci andare ad essa. Ma potremo scoprire che la rabbia è generata da un dolore o da una paura e, gentilmente, toccare queste emozioni potendole lasciarle andare. Quando la rabbia è legata ad un’aspirazione, potremo imparare modi più saggi di usarla, riuscendo ad essere di maggiore aiuto agli altri e a noi stessi.

Riflessioni di Dharma sulla rabbia registrata nel gruppo di meditazione di Terrapura il 19 marzo 2021.

E’ possibile ascoltare anche queste altre riflessioni sullo stesso tema:

Per ascoltare una meditazione di gentilezza amorevole:

Photo by Joni Ludlow on Unsplash

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