Il primo insegnamento del Buddha, il primo sutta, è quello in cui il Beato illustra le Quattro Nobili Verità e il Nobile Ottuplice Sentiero, che sono la base del suo insegnamento. Parte del Samyutta Nikāya, 56.11, è quindi uno degli insegnamenti più importanti in quanto stabilisce il cuore della pratica. “La messa in modo della ruota del Dharma” vuol dire che fu rivelato per la prima volta il Dharma, l’insegnamento del Buddha.
L’insegnamento venne dato ai cinque asceti mendicanti, i bhikkhu, con cui Siddharta Gautama aveva praticato negli anni di pratiche più estreme. Era stato da loro abbandonato nel momento in cui aveva scelto di uscire dall’estremo delle pratiche di mortificazione, scegliendo la via di mezzo ma quando li incontrò dopo aver raggiunto l’illuminazione parve loro così pacificato, così radioso, da convincerli ad ascoltare un suo discorso.
Vi è anche un momento davvero emozionante in cui, durante l’insegnamento, il monaco Kondañña raggiunge il primo livello di illuminazione. Questo monaco aveva assistito alla nascita del futuro Buddha e aveva vaticinato che sarebbe stato un grande illuminato: quel giorno poté toccare direttamente quanto fosse vera la sua previsione!
Dhammacakkappavattana Sutta: Il discorso della messa in moto della ruota del Dharma
Riportiamo qui l’inizio del sutta:
Così ho udito. Un tempo il Beato soggiornava a Isipatana, presso Baranasi, nel Parco delle gazzelle. Ui il Beato si rivolse al gruppo dei cinque asceti mendicanti: «O monaci, coloro che hanno abbandonato la vita mondana non devono indulgere ai due estremi. Quali sono questi due estremi? Un estremo è il dedicarsi al godimento dei piaceri sensuali: questo comportamento è infimo, volgare, ignobile e vano. L’altro estremo è il dedicarsi alla mortificazione di sé stessi: questo comportamento è infimo, volgare, ignobile e vano. Evitando questi due estremi, o monaci, il Tathāgata ha realizzato il “sentiero di mezzo” che produce la visione e la conoscenza e che guida alla calma, alla perfetta conoscenza, al perfetto risveglio, al nibbanā.
E cos’è mai, o monaci, questo “sentiero di mezzo” realizzato dal Tathāgata che produce la visione e la gnosi e che guida alla calma, alla perfetta conoscenza, al perfetto risveglio, al nibbanā? Esso è il Nobile ottuplice sentiero, ovvero la retta visione, la retta intenzione, la retta parola, la retta azione, il retto modo di vivere, retto sforzo, la retta presenza mentale e la retta concentrazione. Questo, o monaci, è il “sentiero di mezzo” realizzato dal Tathāgata che produce la visione e la gnosi (conoscenza), e che guida alla calma, alla perfetta conoscenza, al perfetto risveglio, al nibbanā.
Questa, o monaci, è la nobile verità del dolore: la nascita è dolore, la vecchiezza è dolore, la malattia è dolore, la separazione da ciò che è caro è dolore, il non ottenere ciò che si desidera è dolore. In breve, i cinque aggregati che rappresentano la base dell’attaccamento all’esistenza, sono dolore.
Questa, o monaci, è la nobile verità dell’origine del dolore: l’origine del dolore s’identifica con la brama, la quale conduce a nuove esistenze, è congiunta col diletto e con la concupiscenza, e trova appagamento ora qua ora là. Esiste la brama per il godimento degli oggetti dei sensi, la brama per l’esistenza e la brama per la non-esistenza.
Questa, o monaci, è la nobile verità della cessazione del dolore: la cessazione del dolore è l’estinzione, il completo svanimento, l’abbandono, il rifiuto di questa brama, la liberazione e il distacco da essa.
Questa, o monaci, è la Nobile verità del sentiero che conduce alla cessazione del dolore: esso è il Nobile ottuplice sentiero, ovvero retta visione, retta intenzione, retta parola, retta azione, retto modo di vivere, retto sforzo, retta presenza mentale e retta concentrazione.
Brano del “Dhammacakkappavattana Sutta (Il discorso della messsa in moto della ruota del Dharma)” Trad. dal Pali a cura di Claudio Cicuzza, in Il Buddhismo. Testi antichi dal Canone pali, a cura di Raniero Gnoli, Mondadori, Milano 2001
Referenze
Foto dal The Metropolitan Museum of Art, “Vajrapani assiste al primo sermone del Buddha”. Vajrapani si trova alla destra del Buddha, tenendo in mano un Vajra (fulmine) a forma di barra. In questo primo periodo, gli artisti ritrassero Vajrapani come un eroe muscoloso, attingendo alle immagini di Ercole (Eracle) che giunsero a Gandhara attraverso il commercio. Significativamente, Vajrapani non appare nella narrativa scritta che descrive il primo sermone; invece, è stata aggiunta la figura del portatore del fulmine (vajra) per proteggere il Buddha e portare buon auspicio nella scena narrativa. Il Buddha mette in moto la ruota della legge (Dharma), rivelando gli insegnamenti ai cinque monaci circostanti, che a loro volta diffondono questa dottrina e stabiliscono l’ordine monastico.
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