Nella pratica degli insegnamenti del Buddha, un ruolo speciale è dedicato ai Tre Rifugi – o Tre Gioielli – la possibilità cioè di prendere rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha, che sono la possibilità di trovare forza e stabilità nel Buddha storico, Siddhārtha Gautama, nel suo insegnamento e nella comunità dei praticanti.
Prendere rifugio nel Buddha vuol dire dimorare nel risveglio, nella calma, nella saggezza, nel momento presente. Possiamo trovare un’espressione di queste caratteristiche in ogni immagine del Buddha e, cosa ancora più importante, possiamo trovarle in noi.
Prendere rifugio nel Dharma, nell’insegnamento del Buddha, vuol dire vedere la realtà proprio così come è. Rappresentato come una ruota, dhammacakka, con otto raggi ognuno per ogni elemento dell’Ottuplice Sentiero, seguendo il Dharma (o Dhamma, in lingua Pali), possiamo conoscere la verità, riconoscere le condizioni e i condizionamenti, osservare il vuoto – l’essere vuoti di realtà permanente ed essere pieni di interrelazioni, interdipendenze – che è alla base di ogni cosa che sia nata.
Prendere rifugio nel Sangha, nella comunità dei praticanti dell’insegnamento del Buddha, vuol dire essere sul Sentiero che porta all’estinzione di tutti gli attaccamenti, fino al raggiungimento del Nirvana; vuol dire essere parte di una comunità vivente che ininterrottamente ha praticato gli insegnamenti del Beato a beneficio proprio e di tutti gli esseri. Avere un amico spirituale, un kalyanamittā, è un incentivo fortissimo alla pratica, è rafforzarsi nell’impegno.
I Tre Rifugi possono essere presi tradizionalmente da un monaco o una monaca, ma anche da un amico spirituale o da sé stessi. L’importante è sentire nel proprio cuore che il Buddha è il nostro Maestro e che intendiamo porlo alla base della nostra vita spirituale e quotidiana.
L’insegnamento sui Tre Rifugi di Ajahn Jayasāro
Una magnifica descrizione di cosa vuol dire prendere rifugio ci è stata descritta pochi giorni fa da Ajahn Jayasāro, monaco Theravada della Foresta, di cui vi riporto la traduzione:
Nella vita quotidiana, prendiamo il Buddha come nostro rifugio quando individuiamo l’interiore senso di consapevolezza calma e stabile e impariamo come dimorare in esso. La parola “Buddha” significa “risvegliato”. Quando noi ci asteniamo dal perderci negli infiniti drammi dei pensieri, dei sentimenti e delle emozioni, e ci rivolgiamo verso lo stato di risveglio vivido come il cielo entro cui tutte le attività hanno luogo, prendiamo il Buddha come nostro rifugio.
Quando non consideriamo obiettivi nella vita i piaceri dei sensi, la fama, lo status o al potere; quando non guardiamo alla fede, alla preghiera o alle cerimonie come un percorso al di là della sofferenza; quando sappiamo come usare gli insegnamenti del Buddha come strumenti capaci di rivelare la vera natura delle cose, allora prendiamo il Dhamma come nostro rifugio.
Quando ci sforziamo costantemente di abbandonare nel nostro cuore tutto ciò che non è salutare, quando ci sforziamo costantemente di a tutto ciò che è salutare, quando ci dedichiamo alla purificazione del cuore allora, cercando di incarnare le qualità degli Esseri Nobili, prendiamo il Sangha come nostro rifugio.
Ajahn Jayasāro, 17 novembre 2020

Riflessioni registrate nel gruppo di meditazione il 20 novembre 2020.
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