Il Nobile Ottuplice Sentiero, l’insegnamento del Buddha descritto nella Quarta Nobile Verità, la medicina che ci può portare alla pace suprema del nirvana, è composto da otto elementi, ognuno fortemente legato a tutti gli altri; il primo di questi è la Retta Visione. Ma cosa si intende precisamente con questo termine?
Cos’è la Retta Visione
La Retta Visione è la capacità di comprendere appieno come funziona il mondo, e quali possono essere i modi per arrivare a vederlo direttamente. Significa quindi capire appieno le Quattro Nobili Verità, capire la legge di causa ed effetto sintetizzata dal karma, riconoscere e capire cosa ci impedisce di essere stabilmente sereni.
Come ci insegna Ajahn Viradhammo, la Retta Visione è il filo continuo della nostra pratica del Dharma (o Dhamma):
La Retta Visione guida i nostri sforzi sulla Via e tiene il nostro intelletto in armonia con il Dhamma. Una volta capito tale progetto – basato sul lasciare andare dei khandha – ci sarà però ancora tanto lavoro da fare. Ma almeno sarà molto più chiaro il modo in cui svolgerlo e che cosa fare.
Ajahn Viradhammo, “Tentare di trovarne uno dolce“
La Retta Visione è un processo
Come tutti gli insegnamenti del Buddha, non è un oggetto dall’esistenza che esiste di per sé, ma un processo che dobbiamo sviluppare al nostro interno. Inizialmente sarà un piccolo seme che vogliamo far crescere, ma poi questo seme comincerà a sbocciare e a dare i suoi frutti. Il nutrimento del seme non potrà essere che la consapevolezza.
La Retta Visione diventa così uno strumento di misura capace di dirci in ogni momento se quello che stiamo facendo ci sta portando beneficio, sotto forma di maggiore calma, tranquillità, serenità, chiarezza, o invece ci sta portando nella direzione opposta, quella dell’insoddisfazione, dell’essere inquieti, senza sapere cosa fare della nostra vita. Per questo dobbiamo osservare attentamente cosa sta succedendo nella nostra mente e nel nostro cuore:
Il Buddha ha fortemente incoraggiato questa sistematica indagine su se stessi. La mia visione delle cose mi dà depressione, non mi aiuta ad elevarmi, mi dà la sensazione che la vita sia senza scopo o frustrante? Oppure la mia visione delle cose mi fa vedere che è possibile progredire, che vi è anche un buon kamma e buoni risultati nel tempo? Quest’ultima è Retta Visione. Invece di aspettarsi di aver tutto ora, chiedersi se quello che faccio ora è buono o cattivo. Che risultati avrà il mio comportamento ora e nel futuro? Se vedete che avete fatto del male, potete cominciare a correggere la situazione? Riconoscere dove si è sbagliato, cercare di capirlo e poi iniziare a fare il bene, questo è considerato un modo giusto di procedere nel Buddhismo. Reinstaura la bontà del cuore.
Ajahn Sucitto, “La bontà del cuore”
Aprire il cuore
E’ proprio il cuore il punto essenziale. Sviluppare la Retta Visione è allo stesso tempo uno sviluppo del cuore, la capacità di capire intuitivamente le cose. E’ lo sviluppo della conoscenza, della saggezza, che porta a sviluppare la giusta convinzione guidata da una giusta inteligenza, per consentirci di vivere una vita libera e che porti beneficio a noi stessi e agli altri.

Sapendo distinguere ciò che è benefico da ciò che non lo è porta naturalmente ad una maggiore gentilezza, ad una più aperta compassione, a saper gioire dei successi degli altri, ad essere stabili e sereni: sono proprio le virtù dei Brahmavihara, (metta, karuna, mudita e upekkha), le Quattro Dimore Divine, chiamate anche i Quattro Incommensurabili.
In questo modo possiamo sperimentare su di noi la grandezza degli insegnamenti del Buddha, che compongono una rete in cui ogni cosa è correlata a tutte le altre, tutte orientate a raggiungere il nirvana!
Riflessioni di Dharma registrate nel gruppo di meditazione il giorno 11 dicembre 2020.
Per sviluppare la sensibilità della Retta Visione, puoi provare questa meditazione guidata.
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