La meditazione non può essere un processo meccanico, né è opportuno considerarla soltanto come un mezzo per stare rilassati, altrimenti lo saremo soltanto per quei minuto salvo poi tornare allo stress della vita quotidiana.
Possiamo provare ad esplorare un modo diverso di meditare scegliendo quegli aspetti della vita che ci portano disagio e sofferenza e osservandoli in profondità con la meditazione di visione profonda (vipassanā).
Meditazione come scoperta
E’ un processo di scoperta, che ci permette di chiederci:
- Qual è la causa della sofferenza? Qual è la causa della gratitudine?
- Quali sono gli effetti di questa cosa/persona/situazione per cui sto soffrendo o sto provando gratitudine?
- Che intenzione ho avuto quando ho posto in essere queste condizioni?
Non sono domande a cui dobbiamo rispondere in modo intellettuale, tramite un ragionamento logico. Non che sia sbagliato farlo, ma durante la meditazione possiamo sperimentare un altro modo, un altro approccio: quello dell’intuizione diretta.
Come avere un’intuizione profonda
Come fare per avere queste intuizioni? Possiamo portare alla mente l’oggetto su cui vogliamo lavorare, semplicemente avendolo come singola immagine, senza portare dietro tutta la storia, tutte la parole intorno ad esso. Lasciandolo là, osservandolo con gentilezza e cautela, possiamo iniziare ad ascoltare il corpo e la mente, avvertendo le sensazioni, i dolori, i fastidi, i piaceri del corpo, osservando le emozioni e i pensieri della mente. Quando avremo raggiunto una certa stabilità, possiamo “buttare un sasso nello stagno”, possiamo porci una domanda e rimanere in attesa della risposta che si formerà naturalmente nel nostro cuore.
Che domanda? Sono proprio quelle che abbiamo appena detto: qual è la causa? quali sono gli effetti? qual è l’intenzione?
Con molta gentilezza, senza forzare, rimaniamo in attesa di una risposta. Se non arriva, possiamo provare ancora in un’altra sessione di meditazione. Non dimentichiamo che la base di tutta la vita spirituale è la pazienza!
Meditazione sulle fonti di insoddisfazione e di gratitudine
Tra tutti gli oggetti di contemplazione, questa meditazione è orientata all’insoddisfazione (dukkhā) e la gratitudine. Il Buddha ci insegna che gli elementi dell’insoddisfazione, del dolore, sono la nascita, l’invecchiamento e la morte; dolore, lamento e disperazione sono dukkha. E poi ci sono tre aspetti cruciali:
- L’associazione con ciò che che non ci piace
- La separazione da ciò che ci piace
- Non ottenere i propri desideri
Sono tre fonti di dolore e insoddisfazione, rimuovendole possiamo vivere una vita non solo più felice, ma più presente e più piena.
Al tempo stesso, non possiamo dimenticare che abbiamo tante occasioni di essere felici e grati. Abbiamo una casa, del cibo, non abbiamo guerre, non abbiamo carestie… ognuno di noi potrà trovare da sé le molte ragioni per essere grato di questo momento presente, ragioni che possiamo riassumere:
- L’associazione con ciò che ci piace
- La separazione da ciò che non ci piace
Anche in questi casi possiamo osservare in profondità, perché potremmo essere felici di qualcosa che non ci porta benefici. Come dice in modo esemplare S.S. il Dalai Lama:
Ricorda che non ottenere quel che si vuole può essere talvolta un meraviglioso colpo di fortuna. – Dalai Lama
Meditazione guidata registrata nel gruppo di meditazione il 18 dicembre 2020.
Foto di Александар Цветановић da Pexels