Un altro racconto per l’abituale competizione di Minuti Contati di ottobre 2020, dove è stato proposto di scrivere un racconto breve a partire dal tema “Vai all’Inferno!”. Ed ecco quello che ho scritto…
Dài che è facile
di Sirimedho Stefano De Luca, ottobre 2020
«Sei sicuro che sia il posto giusto?» La fronte di Gabriele era tutta una ruga, la bocca aperta. «Non pensavo fosse così…»
«Così come?», anche Giovanni guardò in basso, in quell’enorme abisso davanti a loro. Nemmeno lui sembrava convinto.
«Gelato. Avevo sentito dire che fosse fuoco e fiamme.»
«Si saranno sbagliati. Sai, quando entri non è che poi riesci a uscire e raccontare com’era.»
«A meno che non lo faccia tu», e Gabriele fece un gran sorriso di incoraggiamento.
«Già, speriamo», rispose sconsolato Giovanni, iniziando a scendere.
*
Un paio di ore prima, mentre stavano seduti a bere birra, tutto sembrava più facile. Come al solito, Giovanni si lamentava che non lo prendevano sul serio: «Sfido io che non mi credono! Con tutti questi aspiranti messia, mica è facile capire che soltanto io sono quello vero!»
Gabriele gli versò dell’altra birra: «Su, su, lo sai che io ti credo».
«Ma sei l’unico. E mi credi solo perché siamo amici da sempre.»
«Beh, guardati! Il physique du rôle ce l’hai! Sei bello, alto e biondo. Ma sei timido, e un messia timido non si è mai sentito!». Improvvisamente serio, continuò: «Dobbiamo trovare una soluzione».
L’aspirante messia provò a cercare ispirazione dal fondo della birra, ma non si era posato nulla e così la divinazione andò fallita.
«Ecco! Ho trovato!», disse Gabriele.
«Ossia?»
«Devi fare una cosa che non ha fatto nessuno. Roba da messia vero, roba tosta.»
«Ovvero?»
«Vai all’Inferno! Scendi giù, ti riprendi una bella anima persa e, voilà, ti ritrovi un testimonial d’eccezione! Dirà a tutti quel che hai fatto, e tutti sapranno che sei il vero messia, unico e inimitabile!
«E come capiranno che è tornato dall’Inferno?»
«Ma dalla puzza, no? E dagli occhi di triglia. Ma lo hai mai visto un morto?».
«Ha una sua logica», confermò Giovanni. «E sia! Andiamo a farlo!»
*
Ed eccoli là, davanti al baratro che Giovanni aveva invocato, ma che anche a lui sembrò strano. Sotto terra, un enorme lago ghiacciato, con delle striature sopra e in alcuni punti si vedeva anche l’acqua che si muoveva, ancora più sotto. Molto in fondo, delle figurine scure.
Giovanni continuò a scendere, a metà si girò verso l’amico e chiese: «Vieni con me?»
«Non ci pensare nemmeno, il messia sei tu, mica io. Vai, vai, ti aspetto qui, lo so che ce la puoi fare.»
Era quel ghiaccio perfido che appena ci metti un piede sopra ti ritrovi col sedere a terra e le gambe in aria. Ma lui camminò senza problemi, fino all’altro lato, dove iniziavano gallerie e gallerie, fino ad arrivare a vedere quelle prime sembianze, povere anime sofferenti, costrette a scavare altre gallerie e che appena si fermavano un attimo dal lavorare venivano punite a frustate da diavoli annoiati. I quali si riscossero alla sua vista.
«E tu chi diavolo saresti?»
«Sono il messia, scansatevi che debbo prendermene uno.»
«Ma ce l’hai l’autorizzazione?»
«Aspetta che te la faccio vedere». Giovanni gli pose un dito sul naso, si sentì un “puff” e in un niente il diavolo non c’era più; gli altri diavoli videro la scena e ci misero anche meno a cambiare aria.
Giovanni era diventato euforico. Si era radunata una folla, si avvicinò alla prima anima che vide, la prese per una mano ed iniziò a trascinarla indietro. Solo che non veniva.
«Ohi, ma dove mi vuoi portare?»
«Ti riporto su, hai finito di spalare.»
«Su dove?»
«Su alla vita. Niente più Inferno, niente più diavoli. Ti va bene o prendo un altro?»
«No, no. Se è così vengo subito!»
Ma insomma, ma ti pare che per salvare un’anima bisogna anche pregarla? Il giovane messia lo iniziò a trascinare con foga, puntando dritto quel lontano punto oscuro che era diventata l’uscita.
Ad ogni passo però faceva sempre più fatica. L’uscita era vicina, ma non riusciva più a camminare, l’anima sembrava pesare tonnellate. Solo a quel punto si girò, e vide che quell’anima se ne trascinava dietro un’altra − «È mia moglie!» − e quella un’altra ancora − «È mio figlio!» − e poi un’altra – «È un mio amico!» – e un’altra ancora in una catena infinita. E appena lui si fermò, si ammucchiarono tutti vicini a lui, o almeno ci provarono:
«Fermi! Siamo sul ghiaccio, non reggerà!». Il lago non aspettava altro, a sentire quella voce possente si spaccò all’istante e tutte le anime finirono in acqua, andando a fondo. Completamente infradiciato dagli schizzi, solo Giovanni restava sull’acqua.
Ormai solo, risalì da Gabriele che al vederlo così inzaccherato proruppe in un grido: «Ma come, sei solo? Non sei riuscito a prendere nemmeno un’anima?”
Gli occhi di Giovanni fiammeggiarono nel dirgli: “Vai all’Inferno!”. E si ritrovò solo.
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